Grazie al CPT di Bologna e alla disponibilità di Seacoop ho potuto partecipare al viaggio-scambio organizzato dal 4 all'8 marzo in Portogallo, una bellissima esperienza!
Con un gruppo di 25 colleghe e colleghi abbiamo visitato diversi servizi infanzia (0-3 e 3-6) sia a Coimbra sia a Lisbona, in particolare diversi nidi e scuole dell'infanzia della Fondazione Barreto, ma non solo.
Non serve dire che è stata una preziosa occasione di conoscenza e confronto con colleghi e colleghe della città metropolitana di Bologna e di scambio tra sistemi di gestione diversi, prima ancora che di conoscenza di una realtà, quella portoghese che ci ha ospitato con grande accoglienza e calore e ci ha regalato una moltitudine di stimoli e idee mai banali. In effetti, si sa, vedere in prima persona è più formativo di tante parole riportate. E così è stato.
Entrare in contatto con realtà diverse aiuta a capire chi siamo noi, permette di evidenziare anche le tante conquiste del nostro sistema educativo, i punti di forza che tante volte diamo per scontati, ma soprattutto ha la forza di ispirare chi vogliamo diventare e in cosa vorremmo migliorarci. Quindi torno piena di gratitudine per questa esperienza!
Uno degli aspetti che mi ha maggiormente impressionato è la forte impronta ecologica e la stretta connessione col territorio e l'ambiente naturale che le scuole ed i nidi visitati hanno scelto di perseguire. Non si tratta di orientamenti teorici, di progetti raccontati, di intenzioni da sviluppare, ma di materiali, esperienze, scelte quotidiane effettivamente realizzate e continuamente ricercate. E' stato veramente motivante, interessante e illuminante poter assistere alla traduzione concreta di concetti come educazione ambientale, outdoor education e rispetto della natura nella vita educativa e scolastica dei bambini e delle bambine che abbiamo incontrato. Con una ricaduta anche sulla loro vita extra-scolastica e su tutta la comunità.
Un servizio in particolare (Fondazione Barreto – Casa da Crianca San Juliao) era completamente pervaso da uno spirito ecologico che si riscontrava in ogni angolo dentro le sezioni, nel giardino, ma che portava i bambini e le insegnanti anche fuori dai confini della scuola stessa. In che senso? Oltre a definirsi come “eco-scuola”, si osservavano ovunque oggetti, documentazioni, esiti di progetti che parlavano di un percorso pensato, costantemente ri-lanciato, condiviso, vissuto giorno per giorno.
E allora oltre a trovare molti materiali naturali all'interno della scuola, abbiamo visto tanti materiali di recupero utilizzati in modo creativo per decorare il giardino o per creare sculture di animali in laboratori genitori-bambini, giochi per l'esterno realizzati con materiali di scarto creativamente assemblati con l'aiuto delle famiglie, modalità di recupero dell'acqua piovana tramite imbuti, secchi e piccole cisterne dipinti dai bambini (che diventano anche utili strumenti di misurazione e di conoscenza dei fenomeni scientifici), predisposizione di materiali vari in un terrario (bucce di frutta, tappi di plastica, carta, pezzi di vetro) per osservare come si trasformano (o meno) gli elementi dispersi in ambiente, classificazione degli oggetti raccolti sulla spiaggia (perché i bambini di questo nido e scuola si recano frequentemente alla spiaggia sull'oceano a piedi o in autobus), monitoraggio e rappresentazione grafica dei consumi di acqua della scuola (che ha fatto nascere l'idea di recuperare l'acqua piovana per innaffiare il giardino e i suoi fiori).
Questa scuola collabora con il Museo del Mare, l'Università e i suoi biologi, la biblioteca ed è ufficialmente riconosciuta dal Ministero dell'Istruzione come scuola Blu (certificazione che richiede il possesso di alcuni requisiti). Un progetto che ci ha veramente incuriositi è legato però al fiume: hanno adottato un tratto di fiume di circa 500 metri, dove le insegnanti e i bambini si recano settimanalmente. Sono a tutti gli effetti responsabili di questa parte del territorio.
Lo mantengono pulito, lo tutelano, ne studiano flora e fauna, e lo ripopolano di piante acquatiche. All'interno del servizio, infatti, abbiamo visto la coltivazione in vaso (vasi chiamati incubatrici) di alcune piante acquatiche che poi verranno messe a dimora lungo il fiume.
Le insegnanti ci hanno raccontato che i bambini durante il fine settimana chiedono ai genitori di andare al fiume, nella zona adottata dalla scuola e da loro conosciuta, per mostrare ciò che hanno visto, fatto, imparato, costruendo una vera e propria continuità e integrazione tra la vita a scuola e la vita familiare, mantenendo un forte protagonismo nella cornice dell'educazione ambientale proposta dalla scuola, che in questo modo diventa educazione all'intera comunità (non solo ai bambini).
Connesso alla progettazione cui abbiamo assistito soprattutto nei servizi della Fondazione Barreto, un altro aspetto fondamentale è l'educazione al rischio: “Dealing with risk, not avoid it”. I bambini si misurano con materiali, spazi ed ostacoli che permettono loro di sperimentare le altezze, le inclinazioni, le condizioni atmosferiche diverse, ma anche gli strumenti di vita quotidiana con naturalità (i coltelli sono presenti già al nido dai due anni dei bambini). La premessa che orienta l'educazione al rischio è legata alla consapevolezza che i bambini hanno bisogno di conoscere i propri limiti e di riconoscere i rischi reali/potenziali per saperli misurare, comprendere e fronteggiare. Una delle esperienze proposte in una zona boschiva alla periferia di Coimbra per esempio è il bagno nel fiume a cui partecipano anche le educatrici.
Questo è solo un piccolo frammento della vasta realtà che abbiamo incontrato nel viaggio-scambio in Portogallo. Esperienza di crescita umana e professionale che farà nascere senz'altro nuovi frutti anche nei servizi Seacoop, nella circolarità di saperi e prassi che la formazione sa attivare quando funziona bene.
Francesca Broccoli pedagogista di Seacoop
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