Dalla finestra del mio ufficio posso vedere una bella quercia, ora spoglia della sua chioma, ai cui rami sono impigliati dei pezzi di plastica; penso a quanti km abbia dovuto fare la materia prima che l'ha prodotta e a quanti processi chimici e lavorativi sia stata sottoposta.
Questa osservazione banale mi serve per spiegare che ciò che ha creato la vita sulla terra è stata l'economia "circolare", basata sull'energia solare catturata dalle piante grazie alla sintesi clorofilliana, secondo il concetto per cui "nulla si crea e nulla si distrugge". Da oltre due secoli, invece, stiamo utilizzando una economia "lineare", in cui bruciamo risorse, inquinando senza alcun recupero di materia, usando tecnologie che invece di rispettare la natura la sottopongono ad un uso spesso sconsiderato di veleni.
L'ambiente in cui viviamo sta cambiando rapidamente per il riscaldamento, per l'inquinamento, per l'impoverimento di quantità sempre maggiori di popolazione e gli effetti negativi sulla salute, purtroppo, sono già arrivati. L'aumento dell'incidenza tumorale e delle malattie croniche degenerative che si registra negli ultimi decenni nelle aree più inquinate del pianeta, e che riguarda spesso le età più giovani, è l'aspetto più eclatante del legame fra un ambiente sempre più contaminato e la nostra salute.
Aspettativa di vita e diseguaglianze
Le differenze nell'attesa di vita tra i diversi ceti sociali si è andata attenuando rispetto ai secoli scorsi nel mondo occidentale, a causa delle migliori condizioni igieniche, della migliore nutrizione e dell'avvento di farmaci fondamentali (es. antibiotici). Nei paesi industrializzati, nell'ultimo mezzo secolo, la speranza di vita è aumentata di circa 10 anni. Tuttavia l'epoca contemporanea è gravata dalla mortalità per malattie non trasmissibili che colpisce in modo non omogeneo, ma con sostanziali differenze tra i generi, tra le classi di reddito e tra i diversi livelli di scolarità. Emerge, dunque, il termine "diseguaglianze", che designa differenze che non corrispondono alla naturale variabilità dei fenomeni biologici, ma che sono causate da circostanze di mancata equità sociale riferibili all'individuo, alla famiglia, al gruppo etnico o all'area geografica. Dove le differenze di salute sarebbero evitabili, esse sono inique. A titolo esemplificativo le prime due cause di morte nei paesi a basso reddito sono le infezione delle vie respiratorie inferiori e la diarrea (curabili con antibiotici e adeguata alimentazione), mentre quelle dei paesi ad alto reddito sono le cardiopatie ischemiche e gli ictus.
Donne e diseguaglianze di salute
In riferimento alle differenze di genere, alcuni studi hanno puntualizzato che le donne avrebbero un vantaggio di salute di tipo biologico che spesso, però, viene annullato dallo svantaggio derivante dal loro iniquo accesso a beni e opportunità. L'interazione tra fattori biologici e sociali produce il cosiddetto "paradosso di genere", per cui le donne hanno dalla loro una maggiore longevità (in Italia l'aspettativa di vita è di 84,4 anni per le donne e di 79,6 anni per gli uomini), ma la pagano con una maggiore prevalenza di patologie con esiti invalidanti e con un peggiore stato psicologico, specialmente nella terza età. Secondo l'ISTAT, nel 2013, una donna italiana di 65 anni aveva davanti a sé, in media, altri 22 anni di vita, solo 9 dei quali, però, vissuti senza limitazioni; un suo coetaneo, invece, aveva davanti in media 18,5 anni, la metà dei quali senza alcuna limitazione nelle attività. Queste differenze, secondo altri studi, sono presenti anche per le donne del sud Italia, le quali sono "svantaggiate" rispetto a quelle delle restanti zone del paese. Occorre non sottovalutare, infine, la violenza soprattutto domestica praticata sulle donne, sia essa sessuale, fisica, psicologica o economica. Sempre dai dati ISTAT del 2014 in Italia il 14,3% delle donne che abbiano o abbiano avuto un rapporto di coppia ha subito almeno una violenza fisica o sessuale dal partner.
Ceto sociale, istruzione e salute
La classe sociale di provenienza, la scolarità, il lavoro che viene svolto nella vita, la possibilità di mantenerlo, il reddito sono tra i maggiori determinanti delle diseguaglianze di salute. In un circolo vizioso, la scarsità di risorse economiche condiziona la salute, non solo impedendo l'acquisto di beni e servizi, ma anche ostacolando l'istruzione, il successo scolastico e il raggiungimento di standard lavorativi elevati. La scolarità, a sua volta, ha un peso rilevante sulla consapevolezza legati agli stili di vita (fumo, alcol, obesità e sedentarietà) e sulla tempestività e appropriatezza di ricorso alle cure, in caso di sintomi e segni di allarme di potenziali malattie. Gli uomini meno istruiti vivono, in media, quasi tre anni in meno dei più istruiti (mentre tra le donne la differenza si riduce ad un anno) e trascorrono in buona salute un numero minori di anni, a causa del più precoce sopraggiungere di malattie croniche e disabilità. Per tutti questi motivi, l'OMS include un reddito adeguato e la possibilità di accedervi in via continuativa tra i prerequisiti della salute, insieme alla pace, alla stabilità dell'ecosistema e alla giustizia sociale.
Nel nostro piccolo cosa possiamo fare?
- usare maggiormente i mezzi pubblici e, ove non possibile, adoperare mezzi a basso impatto ambientale (es. auto a metano, a gpl, elettriche);
- quando facciamo la spesa prendersi il tempo per consultare le etichette ed acquistare, possibilmente, prodotti del territorio;
- usare le scale e non l'ascensore;
- non sprecare cibo né acqua;
- fare la raccolta differenziata dei rifiuti;
- concedersi un po' di tempo ogni giorno per attività fisica moderata;
- vaccinarsi e fare campagna di sensibilizzazione verso i famigliari, gli amici, i colleghi;
- sul lavoro usare i DPI in dotazione e attenersi alla procedure sulla sicurezza;
- tenere attiva la mente (es. leggere, informarsi, divertirsi);
- coltivare le relazioni sociali;
- dedicare una parte del nostro tempo a chi ne ha bisogno;
- avere sempre rispetto delle persone.
Questi sono solo alcuni consigli per una migliore qualità della vita in salute.
Resta inteso che occorre sempre battersi contro le diseguaglianze "patologiche" di qualsiasi genere.
Franco Falconi (RSPP e RGQ di Seacoop)
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