“Ritornare” è tornare in un luogo dove ti sei sentito a tuo agio, dove ti sei sentito accolto, dove ti sei sentito amato, nel quale hai una restituzione.
Ancora oggi a distanza di quasi due anni dall'inizio della pandemia siamo protagonisti attivi di uno scenario che continua a metterci alla prova richiedendoci nuove modalità di lettura sui sistemi sociali, sanitari, educativi ed economici. Il nostro lavoro ha assunto il ruolo di portatori di speranza, perché è nell'incertezza e nella paura che abbiamo continuato a credere nel cambiamento, accompagnando e sostenendo le persone nei loro percorsi individuali e comunitari.
Sperimentare modalità alternative per mantenere vive le relazioni, sia interne che esterne alla Comunità e creare nuovi stimoli è di fondamentale importanza e la capacità di resilienza delle persone è stata unica. Poi nel corso di quest'anno il “quasi ritorno alla normalità” è sembrato manifestarsi progressivamente: molte delle misure necessarie per il contenimento della pandemia sono state ridefinite e la graduale riapertura dei servizi residenziali ha riacceso la speranza.
“Strano, intenso e bellissimo”… tre parole hanno definito il “tornare a casa” delle persone e delle loro famiglie. Dopo i mesi di chiusura per via dell'emergenza sanitaria, finalmente anche le Comunità Alloggio Via Sangiorgi e Albatros di Imola hanno potuto riaprirsi alla socialità.
Gli ospiti hanno ricominciato ad avere la possibilità di rivedere i familiari con maggiore frequenza, di uscire dalla Comunità per svolgere attività esterne, sono potuti tornare a pranzo a casa nei week end.
Ogni percorso educativo è stato ripreso e ri-personalizzato con una consapevolezza diversa. Fondamentale è stato il lavoro di supporto e mediazione dei gruppi di lavoro con i familiari.
Gli occhi hanno potuto finalmente intravedere uno spiraglio di luce.
L'impatto psicologico delle riaperture è stato rilevante. La voglia di rimettersi in gioco, di uscire…non è stato semplice ed immediato tornare a ristabilire gli equilibri di una quasi normalità di vita e ad oggi questa sfida è ancora aperta!
Uno sguardo sa raccontare tutte le emozioni, anche quando la mimica del volto è coperta da una mascherina, sa trasmettere quello di cui c'è bisogno, parla sempre. Pian piano e rispettando le norme di sicurezza, alcuni ospiti hanno potuto ritrovare in un abbraccio o in una carezza quel senso di casa e amore, riscoprendo la gioia di stare insieme.
Mamme, papà e sorelle hanno espresso la gioia dopo i mesi difficili trascorsi. I familiari e gli utenti si sono raccontati:
“Quando ho riabbracciato la mamma ho pianto”.
“L'ho vista strana, cambiata, forse cresciuta (mia figlia)”.
“Sono entrato nella cameretta in cui dormivo e ho trovato un arredamento diverso…pensa un po'”.
“Ho riabbracciato la nonna fuori dal cancello della Comunità… mi è piaciuto molto”.
“Casa” non è solo un luogo fisico ma è ovunque ci siano braccia che ti accolgono, che ti conoscono, che ti proteggono e nelle quali ti lasci sempre andare.
Per gli operatori delle Comunità è stato emozionante lo sbocciare della commozione e la gioia sul viso delle persone e delle loro famiglie al primo tocco di mano, alla prima uscita insieme al di là del cancello. Si guardavano attorno incuriositi, straniti e stupiti di una dimensione riscoperta.
Un papà: “Nonostante l'isolamento vedevo la tranquillità negli occhi di mia figlia”.
Una mamma: “Ha voluto fare foto con tutti!”… comportamenti insoliti sono stati notati.
Fissare un momento nelle memorie di tutti, per far in modo che quell'emozione sia scolpita… con un gesto e un sorriso nel cuore.
Gli operatori delle Comunità Alloggio Albatros e via Sangiorgi
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