Chi ha occasione di lavorare nei luoghi della Salute Mentale, che non è detto siano sempre quelli sanitari e istituzionali, ha prima o poi a che fare con le domande e le curiosità che il “non addetto ai lavori “ gli rivolge; nella mia passata esperienza di educatrice ho perso il conto, ed i miei colleghi con me, delle volte in cui abbiamo risposto ad una gamma di argomenti che spaziavano dal “ con queste persone ci vuole tanta pazienza perché sono come i bambini” al “sono imprevedibili, fanno cose strane, non sono normali”. Bene. Entriamo nel vasto mondo del luogo comune, dello stereotipo. Chiarito il concetto.
Però mi hanno anche insegnato a suo tempo, più di quanto vorrei ammettere, che pregiudizi e stereotipi nascono e si diffondono nel terreno dello sconosciuto, della paura di ciò che non conosciamo… ma allora… da qualche parte il meccanismo deve essersi inceppato, deve essersi insinuato altro… perché le “cose strane” non le fanno mica solo i matti! Non siete convinti?
Allora invece di preoccuparvi provate a divertirvi leggendo cosa mi hanno raccontato amici, parenti, colleghe quando ho domandato loro se hanno piccole abitudini-manie-vezzi-fobie e quali:
Quasi tutti/e si tormentano per mezza mattinata chiedendosi se hanno chiuso il gas/la porta di casa/l'automobile.
C'è chi si organizza per numeri dispari, 1-3-5 biscotti a colazione, tacche nel volume della tv, sigarette fumate, canzoni da ascoltare e così via.
Chi conta: i passi per arrivare da qua a là, le scale, le fessure nelle tapparelle, le auto che passano, (non ditelo a nessuno, questa sono io ma non lo faccio sempre).
C'è anche chi detesta e ribadisce di “non fidarsi” delle galline perché avrebbero gli occhi vuoti e cattivi e la stessa sorte la riservano ai piccioni.
Una cara amica non è mai sprovvista nella borsetta di gel disinfettante, che elargisce senza possibilità di replica durante la frequenza di luoghi pubblici… meglio assecondarla se no si irrita e ti taccia di spargerle germi sul vestiario se penso ad un topo o… orrore… a molti topi devo alzare i piedi, lo sto facendo anche adesso.
Una mia vecchia zia stende il bucato accoppiando rigorosamente il colore della molletta con quello del panno, adoro il suo cestino di mollette coloratissime!
Altri hanno una gamma di oggetti portafortuna: la penna per l'esame, il portachiavi-santino-ilqualsiasicosasonoconvintoallontanalasf…ortuna e mai più senza.
Conosco anche una persona che crede fermamente nell'esistenza delle fatine dei boschi.
Lascio per ultimi i raddrizzatori di quadri sempre e ovunque che “quel quadro storto mi chiude lo stomaco e non lo sopporto” e i cultori del “non esco di casa senza consultare l'oroscopo”.
Allora adesso che vi siete rilassati vi chiedo una cortesia: a noi è andata bene, tutto sommato, abbiamo le nostre bizzarrie e ci possiamo ridere sopra; ad altri le stesse bizzarrie nostre sono diventate un problema di quantità, non di qualità delle stesse… ed è quella quantità che impedisce una vita soddisfacente… ma in fondo lo sappiamo, anche quando facciamo domande stereotipate alle educatrici.
Monia Zavagli, responsabile Salute Mentale
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