Oddio: ho preso le botte durante il lavoro!

Studi recenti e approfonditi hanno dimostrato che è frequente, per gli operatori che lavorano nell'ambito sanitario e sociale, subire violenza durante l'attività lavorativa. In Seacoop negli ultimi dieci anni, dal 2009 al 2018, su 242 infortuni sul lavoro denunciati ben 68, pari al 28% del totale, sono stati provocati da utenti (per ora non dai famigliari) con la perdita di numerose giornate lavorative e con lesioni fisiche (ma non solo) anche importanti per i nostri lavoratori; quindi circa un infortunio su tre è causato dall'utente.
È interessante notare che la maggior parte di essi si sono verificati nell'area Anziani e nell'area Disabilità, ma non solo.

Questa, però, è soltanto la parte emergente dell'iceberg.
Raccogliamo i dati e li elaboriamo tenendo conto del loro numero, del tipo di lesione fisica provocata e delle giornate di assenza dal lavoro. Ma tutti sappiamo che un evento traumatico di tipo fisico provocato da terzi sul lavoro può avere delle importanti ripercussioni psicologiche tali da minare l'autostima e la capacità di espressione lavorativa dell'operatore: può insorgere il timore di recarsi al lavoro e il tarlo di non essere più in grado di lavorare bene. Purtroppo il danno maggiore, di norma, si manifesta nella parte nascosta dell'iceberg come conseguenza dei fatti che non vengono abitualmente segnalati ai propri responsabili o ai propri superiori gerarchici: in particolare le violenze psicologiche, i litigi, le minacce, i soprusi, la mancanza di rispetto.

Il lavoratore esposto ai fatti prima citati certamente non si troverà bene sul lavoro e, nel tempo, manifesterà danni sia fisici che psicologici. Le domande che ci dobbiamo porre come lavoratori sono:
- è stato il mio comportamento (sia verbale che non verbale) che ha portato alla reazione dell'utente?
- si poteva evitare o attenuare il comportamento violento dell'utente?
- la violenza è un sintomo di disagio dell'utente a cui non sono stato capace di dare risposta adeguata?
- ho fatto tutto ciò che si poteva fare?

La risposta non potrà mai essere univoca; come operatori sanitari e sociali sappiamo che ogni persona è unica e, in quanto tale, occorre impegnarsi e studiare caso per caso. Comunque alcune cose che elenchiamo possono apportare maggior sicurezza:
- segnalare sempre i cambiamenti di umore di un utente;
- su un persona che ha già manifestato episodi violenti non intervenire mai da soli per ogni intervento (es. igiene personale);
- seguire norme e procedure in modo corretto;
- portare sempre rispetto verso l'utente.

Siamo convinti che il rischio zero sul lavoro per le manifestazione di violenza da parte di terzi sia impossibile da ottenere; c'è sempre una componente della mente umana impossibile da raggiungere e da capire completamente. Però la formazione continua, l'esperienza e l'educazione sono frecce significative per il nostro arco. Ricerche e studi pubblicati ci insegnano che le persone con maggiore esperienza, che hanno più scolarità e che sono caratterialmente più equilibrate hanno meno probabilità di subire violenza sul lavoro. In un mondo che cambia molto rapidamente ( in poco tempo siamo passati dalla radio grande come un mobile, dalla televisione in bianco e nero e dal telefono a gettoni ad internet ed ai social) dobbiamo sapere utilizzare, anche per la sicurezza sul lavoro, tutto ciò che la tecnologia ci offre per stare meglio e non esserne schiavi. Anche in questo ambito la tecnologia, se ben applicata, può rappresentare un valido aiuto. 

Cardine dei processi di prevenzione nell'ambito della salute resta sempre e comunque l'educazione che, per essere efficace, deve temporalmente partire da quando viene cesellato il corpo e la mente del nostro futuro: cioè dall'infanzia. In questo senso vanno le attività che come Seacoop portiamo avanti, assieme all'Associazione "Tavolo 81" di Imola, chiamate "Piccoli Leader in Safety". Si tratta di un percorso pedagogico che ha lo scopo di sensibilizzare i bambini sul tema della sicurezza. Esso si sviluppa come un percorso formativo in cui i bambini diventano dei soggetti attivi che attraverso un approccio creativo e ludico, fatto di esercitazioni e condivisione delle proprie riflessioni accresce in loro la percezione del rischio; aumenta la capacità di attuare comportamenti adeguati rispetto a situazioni di pericolo che farà dei bambini dei veri e propri leader nella sicurezza, a scuola e a casa.

Il RSPP di Seacoop Falconi Franco
La RTO Infanzia di Seacoop Martino Nizia

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    𝐔𝐧 𝐩𝐨𝐦𝐞𝐫𝐢𝐠𝐠𝐢𝐨 𝐚 𝐭𝐞𝐚𝐭𝐫𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐢 𝐫𝐚𝐠𝐚𝐳𝐳𝐢 𝐝𝐞𝐥 𝐂𝐬𝐫𝐫 "𝐃𝐨𝐧 𝐋𝐞𝐨 𝐂𝐨𝐦𝐦𝐢𝐬𝐬𝐚𝐫𝐢"🎭 Un'esperienza entusiasmante al teatro a Faenza a vedere lo spettacolo teatrale di Pinocchio, poi...tutti a mangiare un hamburger!😍😋
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  • 16 Gennaio 2025
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  • 14 Gennaio 2025
    Seacoop Società Cooperativa Sociale 𝐫𝐢𝐜𝐞𝐫𝐜𝐚 𝐄𝐝𝐮𝐜𝐚𝐭𝐨𝐫𝐢 𝐏𝐫𝐨𝐟𝐞𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥𝐢 𝐩𝐞𝐫 𝐒𝐭𝐫𝐮𝐭𝐭𝐮𝐫𝐚 𝐑𝐞𝐬𝐢𝐝𝐞𝐧𝐳𝐢𝐚𝐥𝐞 𝐢𝐧 𝐚𝐦𝐛𝐢𝐭𝐨 𝐝𝐢𝐬𝐚𝐛𝐢𝐥𝐢𝐭à. - Sede di lavoro: Imola (BO). - Requisiti del profilo ideale: laurea Classe L19 Scienze dell'Educazione oppure Qualifica di Educatore da 60CFU, esperienza nel ruolo, ottime capacità di relazione con utenti, colleghi e familiari, patente B e disponibilità auto, disponibilità a lavorare anche nei festivi se necessario. Necessaria iscrizione albo professionale educatori. - Si offre contratto Full Time ( 38 ore settimanali ) inizialmente a tempo Determinato con finalità di stabilizzazione a tempo Indeterminato, livello D2 CCNL cooperative sociali. Per candidarsi invitiamo a completare la candidatura sul portale "Lavora con noi" nel nostro sito: https://www.seacoop.coop/lavora-con-noi/ Ai sensi della normativa vigente l'offerta di lavoro si intende estesa a entrambi i sessi (L. 903/77) - Contratto di lavoro: Tempo pieno, Tempo indeterminato - Retribuzione: €1.450,00 - €1.600,00 al mese - Benefit: Supporto allo sviluppo professionale - Disponibilità: Turni - Retribuzione supplementare: Maggiorazione lavoro festivo Tredicesima - Istruzione: Laurea triennale - Esperienza: educatore: 3 anni
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