Ansia, stress, panico sono termini psicologici ormai entrati nel linguaggio comune, che esprimono situazioni di disagio momentanee o prolungate nella persona.
Bisogna distinguere innanzitutto l'esperienza vitale di ansia e stress, della attivazione emozionale, che entro certi limiti, possono essere considerate situazioni fisiologiche o sfidanti, ma non necessariamente disfunzionali o patologiche. Anzi, in alcuni casi, un lieve aumento dell'attivazione della sfera emozionale può persino migliorare le nostre prestazioni, quando ci accingiamo a risolvere un problema o ad affrontare le normali sfide della vita.
Quando invece si verifica una situazione vitale individuale in cui fenomeni ansiosi pervadono diversi settori della nostra esistenza o comunque condizionano negativamente il nostro approccio alla vita interiore e relazionale, vale la pena considerare un'analisi più approfondita.
L'ansia potrebbe segnalare conflitti inconsci derivati da pulsioni, complessi, istanze inconsce della personalità che confliggono in base a ferite interiori, traumi, elementi della personalità disfunzionali.
Può essere conseguente ed indicare una situazione stressogena nella vita attuale della persona (alla quale magari si presta poca attenzione: ansie prestazionali, situazioni di pericolo/minaccia, mutamenti e crisi esistenziali, ecc.).
Infine l'ansia potrebbe talvolta segnalare anche aspetti e potenzialità progressive, creative, autorealizzative che la nostra vita attuale non ci sta consentendo di contattare o raggiungere, o che magari noi stessi non ci permettiamo, ostaggio di schemi, interpretazioni e costruzioni riguardo le nostre capacità, i nostri limiti e doveri interiori ed esteriori che richiedono quantomeno di essere aggiornate.
Spesso succede che questi tre livelli siano presenti contemporaneamente nei fenomeni ansiosi, sia pure con incidenza diversa fra loro. In questi casi si possono avere interazioni ed intrecci disfunzionali e patologici fra le varie dimensioni, con frequente creazione di cortocircuiti emozionali che strutturano e rinforzano disagi crescenti.
Per esemplificare: potrei avere una tendenza, un tratto di personalità con caratteristiche di tipo ansioso-apprensivo e magari una tendenza a caricarmi di troppe responsabilità, di norma, pur con qualche disagio riesco a “funzionare”, conduco una vita sufficientemente felice, magari ogni tanto tendo a sovraccaricarmi e a stressare il mio sistema psichico. Ma la barca va…
Poi un giorno avviene un cambiamento esteriore e/o interiore (una nuova sfida vitale, un nuovo lavoro, un lutto, una presa di coscienza interiore, il passaggio ad una età della vita diversa, ecc.) ed improvvisamente l'ansia aumenta e si presenta in forme ed in intensità non più gestibili.
Magari mi decido a consultare uno psicologo o uno psicoterapeuta, oppure a parlare intimamente con un amico e mi accorgo che in effetti forse l'ansia mi sta rovinando l'esistenza … ma poi questa esistenza…
Me la sono scelta io?
Io volevo fare il liceo artistico, perché adoravo disegnare e dipingere, o magari studiare lingue, per viaggiare. Invece mi hanno indirizzato verso ragioneria. Ero bravo coi numeri, anche se preferivo dipingere e viaggiare…
Ora con la famiglia, con i figli, come faccio ad essere felice ed anche un buon padre di famiglia… responsabile, giustamente?
L'ansia può essere considerata come energia vivente e vitale “in movimento” all'interno del sistema biopsichico (energie in sospensione, in attesa di utilizzo e canalizzazione).
Spesso avviene un vero e proprio ingorgo energetico, poiché abbiamo dimenticato ciò che più conta per noi al centro del nostro essere: l'ansia può infatti segnalare i disagi profondi della nostra anima ai quali dobbiamo portare attenzione ed ascolto.
Tali disagi, come abbiamo visto, possono essere generati da conflitti e paure non risolte, da modalità non funzionali di rapporto con noi stessi e con il mondo ma anche da desideri, progetti e talenti rimasti inascoltati o irrealizzati troppo a lungo.
Pertanto si rivela utile (a volte fondamentale) risalire a ciò che dentro di noi abbiamo dimenticato o sottovalutato, promuovendo un processo interiore che conduca “dal sintomo al simbolo”.
Perché fin dai tempi di Freud e Jung, la nostra funzione immaginativa e simbolica è sempre stata centrale in ambito psicoterapico?
Il simbolo, anche etimologicamente, “mette insieme”, integra, portando, contemplando ed utilizzando energia vitale, senso di identità.
Attraverso l'immaginazione abbiamo la possibilità di accedere ai nostri contenuti inconsci e guadagnare via via la possibilità di scoprire nuove vie per contattare e di curare le nostre ferite del passato. Al tempo stesso posso anche contemplare nuove vie per la mia vita presente e futura: nuovi schemi, nuove strategie, un rinnovato senso di fiducia e libertà.
Ovviamente molti altri elementi intervengono nel processo terapeutico, ad esempio occorre spesso misurarsi con la propria motivazione e volontà, ma al tempo stesso con la capacità di accettazione della intrinseca vulnerabilità e dei limiti dell'essere umano.
In ogni caso, la libera immaginazione ci indica spesso una direzione utile non banale.
Come è ben noto a chi conosce Peter Pan, per volare serve la polvere di fata, ma non basta…
Senza immaginazione, senza un “pensiero felice”, non si può proprio decollare.
Peter Pan, nel nostro immaginario, è definibile come un archetipo, ovvero un simbolo collettivo, condiviso.
Gli archetipi sono probabilmente i simboli più potenti e ricorrono, in maniera evidente o più nascosta, in ogni narrazione umana. A Peter Pan è stato associato il mito dell'eterno bambino che indica quella parte di noi che non vuole (non può?) crescere. Al tempo stesso il nome Pan richiama la figura mitologica di un dio completamente immerso nella natura e nell'istinto.
Libertà, istinto, piacere, sensualità, atemporalità contrapposti a dovere, coercizione, responsabilità, caducità. Penso che comporre tale contrasto di forze psichiche interiori sia la sfida di ogni essere umano.
Accettazione, integrazione, sintesi e infine individuazione, autenticità e libertà dell'anima.
Questo è il percorso possibile a cui tendere. Richiede coraggio e costanza, sicuramente, ma anche il recupero di quella dimensione di libertà e leggerezza che spesso sacrifichiamo in nome di valori ed abitudini che non ci appartengono veramente.
Ciò che può emergere, cammin facendo, è la nostra anima che si riconosce parte del flusso meraviglioso e misterioso della vita.
Dott. Davide Fuzzi, psicoterapeuta Centro di Psicoterapia AnimaéPsiche
Immagine di Giada Negri
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